IL VIOLINO SVELATO

Intervista a Stefano Trabucchi a cura di Roberto Messina

“Voler svelare i ‘misteri’ di un violino è desiderio antico. Non solo: modernissimo e contemporaneo.
Ultima tappa di questa lunga ricerca di liutai, musicisti e musicologi è il volume “Il violino svelato – Storia, tecniche e segreti della liuteria italiana da Stradivari ad oggi”. Un libro intervista al liutaio
‘cremonese’: Stefano Trabucchi che risponde alle domande del giornalista Roberto Messina. Il volume è pubblicato per i tipi Academ Editore (pp. 103). Trabucchi è liutaio di lungo corso e la sua bottega cremonese, nell’antico quartiere medievale dei tessitori, lavora oramai da trent’anni per l’universo mondo. Arrivato dalle montagne lombarde di Sondrio, all’età di quattordici anni, Stefano ha scalato tutti i difficili gradini fino ad arrivare nel gotha dei costruttori di strumenti ad arco. Dal suo Olimpo, ora, traccia un profilo storico artistico di questa meravigliosa arte iniziata, alla metà del Cinquecento, sotto il Torrazzo. Srotola, risposta dopo risposta, tutti i passaggi che portano alla costruzione di queste potenti ‘macchine’ di suoni. Fa di più. Narra dei ‘segreti’ di quegli antichi maestri cremonesi ripulendoli dalle narrazioni fantastiche di un Ottocento che amava, senza pari, il ‘mistero’. Riporta quelle vicende alla semplice realtà di ieri e oggi: ovvero la capacità di quegli artisti nel lavorare la materia. Di scegliere i legni più preziosi. Di trovarne gli spessori adeguati. Di calibrare, con maestria, gli elementi delle vernici. Di trasmettere a quel materiale, solo apparentemente senz’anima, un presente e un futuro. Di sperimentare senza fine misure e proporzioni e raggiungere il traguardo del suono ‘perfetto’. Un dialogo tranquillo. Sereno come il lavoro nella bottega e come la vita in quella Cremona che per Trabucchi, e la sua famiglia, è diventata ‘patria’ per sempre. Una città che gli è entrata nel cuore. Ne racconta le attività con spirito costruttivo; scevro da incrostazioni personalistiche. Volto all’ottenimento del ‘bene comune’ soprattutto nel campo artistico: vera miniera d’oro per tutta la città, non solo artisticamente, ma anche economicamente. Attento a tutte quelle forme di partecipazione che possano, in qualche modo, portare prestigio a questo vero unicum riconosciuto dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità che è il ‘fare liutario’, Un bel libro. Frutto di un confronto sincero. Che non evita problemi e difficoltà tecniche e umane, ma che le affronta con spirito costruttivo.
Utilissima da leggere anche l’introduzione di Roberto Messina: viatico indispensabile per chi voglia entrare, in punta di piedi, in questo straordinario mondo fatto di suoni. Di natura. Di ingegno e di infinita passione. Ben curata la parte dedicata alle immagini. Altrettanto fondamentale la versione in inglese.”  – Roberto Fiorentini

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